Recensione – Warriors: Legends of Troy (Xbox 360)

di • 18 aprile 2011 • RecensioneCommenti (0)905

Prevenire è meglio che curare, si dice. Ma questo non è proprio il caso, anzi. All’arrivo di Warriors: Legends of Troy in redazione, da ex-liceale e discreto cultore dei poemi omerici, mi ero prefissato l’idea di distruggere l’ultima produzione di casa Tecmo Koei – forte di svariati filmati che sembravano confortare le tesi di chi vedeva ormai netto il distacco tecnologico tra occidente e oriente. Un’idea che ho dovuto rapidamente accontonare per pochi e intuibili motivi.

Innanzitutto, il comparto tecnico. È vero, l’audio è forse da videocassetta anni ’80 (Sergio Giannone docet), ma sotto il profilo grafico c’è ben poco da redarguire. Nonostante le ambientazioni siano piuttosto ripetitive e ristrette, Legends of Troy ha una parvenza generalmente gradevole, con modelli poligonali ben definiti e animazioni accettabili nei diversi protagonisti; nulla di sorprendente, in ogni senso, per i pochi fan americani ed europei della saga.

[img alt='Un eroe e i suoi uomini. Le unità che transitano sullo schermo sono solitamente più numerose.' align='center' width='400']/immagini/Articoli/category1505/picture114367.aspx[/img]

Passato il primo, apparentemente insormontabile ostacolo alla fruizione del gioco, ho avuto a che fare con alcuni degli aspetti meno digeribili dell’intero lavoro nipponico: l’intelligenza artificiale e gli upgrade di armi/armature. Volendo sintetizzare ai minimi termini, l’IA del gioco risponde a una routine semplicissima e votata al mero farvi acquisire "rabbia" per l’apposita barra – bello l’effetto 300, una chiara e immancabile citazione – che potrete attivare in occasione di scontri maggiormente complessi. È con questi che dovrete dunque misurare le vostre abilità, non col povero troiano di turno che a malapena riuscirà a scalfire lo scudo di Achille o a farvi provare le simpatiche mosse derivate dalla pressione di X e Y. E gli aggiornamenti all’armamentario? Ce ne sono così tanti che bisognerà optare per quali portarsi in battaglia – si va dal minor consumo di rabbia a una forza superiore nei colpi rapidi o non – ma nessuno di questi avrà una seria influenza sul prosieguo dell’avventura; suppellettile che per un hack ‘n slash nel complesso gradevole non poteva comunque mancare.

Warriors: Legends of Troy è prevedibilmente un acquisto da suggerire a due tipologie di videogiocatori: agli amanti degli spin-off da Dinasty Warriors e a quanti hanno familiarità con Iliade e Odissea (potrebbe bastare aver visto Troy, mi pare abbastanza evidente il ricorso al film con Brad Pitt per la ricostruzione fisica dei personaggi). Se fate parte di almeno uno dei suddetti schieramenti, non mi resta che consigliarvi la visione della suggestiva introduzione in computer grafica del gioco – cantami o diva di questo sette in pagella.

 

                                                                               

7

/10

 

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