Ho appena finito Mass Effect. Il primo episodio, intendo. Un gioco che avevo divorato nel lontano 2007 (lo scelsi a ragione al posto del pompatissimo e vuoto Assassin’s Creed) e che, come spesso mi accade, lasciai a neppure due ore dalla conclusione – non so perché lo faccio, lo faccio e basta. Rimettendo mano al gioco, comunque, ho notato un particolare di non poco conto, specie se accostato alle tante critiche che ha ricevuto Mass Effect 3. Va bene il finale che non chiude e non piace, e ne discuteremo quando avrò finito, appunto, il titolo in questione, ma parlare di deriva action è semplicemente ingiusto e un tantino avventato.
Perché? Perché Mass Effect è sempre stato un action-RPG, di fondo ha questa enorme (e ben fatta) componente d’azione che lo rende alquanto diverso dai classici ruolistici. Pretendere che diventasse gioco di ruolo a tutto tondo – che cambiasse, di fatto – è ingiusto e avventato, come dicevo poc’anzi; è chiedere di cambiare l’impronta di un’intera produzione, il suo gameplay incentrato sulla frenesia e sul marchio di fabbrica (le risposte multiple, l’immersione in un mondo dai contorni vivissimi) BioWare.
Diversamente dal primo capitolo, Mass Effect 2 l’ho giocato solo in demo – rimedierò! – e ho notato una maggiore aggressività nelle fasi da shooter. L’ho fatto perché ero stato parecchio tempo lontano dal franchise, dalle origini punitivo nei combattimenti. Ora che mi ci sono riavvicinato, lo ammetto con una certa tranquillità: Mass Effect non è mutato da GDR a TPS, ha sempre improntato la sua giocabilità su ingredienti vicini agli sparatutto in terza persona. Non mi direte che non avevate notato l’accenno di cover system e la corsa con tanto di inquadratura dietro le spalle…?
Mood. Sono pensieri che possono avere effetti collaterali anche gravi, leggere attentamente il foglio illustrativo.
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