Resident Evil 6

Ma è davvero Resident Evil 6?

di • 31 ottobre 2012 • RecensioneCommenti (2)2215

Non starò qui ad annoiarvi su quanto complesso sia scrivere la recensione – Opinione, come la chiamiamo da queste parti – di un gioco discusso e discutibile al pari di Resident Evil 6. Al contrario, sappiate che è facile lasciarsi andare a critiche più o meno fondate e nel peggiore dei casi rivangare un passato glorioso che, lo dice la parola stessa, è passato e non tornerà (s)fortunatamente indietro.

Parlo di capolavori di ieri e di oggi come i primi tre Resident Evil, che proprio di recente ho avuto la buona sorte di giocare su PlayStation Vita con il medesimo piacere arrecatomi dagli originali. Tutto questo a distanza di quasi vent’anni.

Ecco, volendo fare un parallelismo – non basato sulla qualità perché, al di là di tutto, ogni gioco ha la sua epoca e troverei difficile giudicare un Resident Evil 2, con le sue meccaniche ormai obsolete, ai tempi nostri – potrei dirvi che RE6 invecchierà senza dubbio peggio dei suoi predecessori, e cioè nello stesso modo degli altri due capitoli della “nuova trilogia”. RE4 e RE5 sono l’uno la copia dell’altro, e questo mi è andato giù bene quando ho assegnato a quest’ultimo un bell’8.5 di cui non mi vergogno affatto, mentre Resident Evil 6 è semplicemente un gioco multistrato che ha smarrito la propria identità: rimettendoci le mani tra vent’anni, avremo l’impressione di un prodotto che non si distingue assolutamente dalla massa di TPS della nostra età e che, anzi, svetta per alcune lacune da attestare all’inesperienza di Capcom nel genere degli sparatutto in terza persona.

L’attesa - La delusione, se così la vogliamo chiamare, era comunque nell’aria: lo scorso episodio della serie numerata era stato pubblicato appena nel 2009 e lo spin-off Operation Raccoon City giusto qualche mese fa. Tempi così ristretti testimoniavano la volontà del publisher nipponico di mettersi al passo dei concorrenti e monetizzare (finalmente?) il proprio marchio di punta, e sapevamo tutti come sarebbe andata a finire. Sapevamo che più soldi nelle tasche degli editori spesso e volentieri corrispondono a meno qualità per l’utente finale.

E Capcom, bontà sua, non ha fatto nulla per impedirci di capire la cruda realtà: l’ha buttata intelligentemente sulle tre/quattro campagne single-player, sul “non avete visto tutto” e sul desiderio vibrante dei fan, come del sottoscritto, di vedere del buono in quei vaghi riferimenti agli albori della saga. Come se un “c’eri anche tu a Raccoon City” o “ci siamo già incontrati?” bastassero a collegare tra loro storie che non hanno alcun naturale nesso. A cui è stato donato e poi strappato lo spunto narrativo della nuova antagonista Tricell, che ha esordito in RE5 e addirittura in un lungometraggio in computer grafica, per una maccheronica e quasi imbarazzante Neo-Umbrella che per puro divertimento gira il mondo seminando non-morte.

Quello della luminosità è un problema di cui tener conto: dopo aver smanettato tra le impostazioni, la resa visiva sul mio fido LCD non mi ha comunque soddisfatto appieno

Il gioco - Le tre/quattro campagne, dicevo, ci sono eccome, hanno una longevità di circa due ore a capitolo e ben cinque capitoli: il problema è dunque qualitativo piuttosto che quantitativo. La campagna principale e la più riuscita del lotto è innegabilmente quella di Leon Kennedy, biondo eroe rilanciato da Resident Evil 4, e stavolta gettato nella mischia da un campus americano verso l’infinito e forse oltre. Non gli manca la compagnia di una bella, misteriosa e fragile donna-agente della BSAA, pensata, come tutti gli altri partner, in nome di una sciagurata frenesia di cooperazione. Bella, sì; divertente, certo; ma è l’ennesima morte del survival horror.

Il vecchio Leon ha di fronte un’azione più ponderata, spazi angusti che ricordano l’ormai leggendaria magione, poche munizioni e una pistola che, nonostante sia stato infine sbloccato il movimento durante il puntamento a mano armata, si concede poco alle sparatorie. Ed è proprio nella sua avventura che emerge il limite più grosso, oserei dire grossolano, dell’intera produzione (che il team di sviluppo ha promesso di risolvere a metà dicembre): l’inquadratura stretta come il nodo di una cravatta alle spalle del protagonista impedisce di avere una visuale completa di ciò che sta succedendo e, dettaglio di non poco conto, svilisce anche la generalmente buona qualità grafica del gioco con uno inspiegabile zoom su texture poco raffinate. Attenzione perché questo non è assolutamente un dettaglio – non causerà la nausea, come mi è capitato di leggere in rete, ma senz’altro avrà un peso sulla frustrazione che proverete a lungo andare, insieme alla complessiva legnosità delle animazioni e un’intelligenza artificiale dai molti contro.

Pur esaltando in rari frangenti, la campagna di Chris è troppo scriptata per coinvolgere il giocatore nel vivo dell'azione

L’IA tutt’altro che intelligente si dà (poco) da fare soprattutto nella campagna affidata a Chris Redfield, in cui il nostro avrà il compito di guidare con un approccio da autentico shooter un team di agenti BSAA in una Cina devastata da nuovi tipo di “zombie” – tra virgolette perché zombie non sono, anzi vi spareranno pure addosso; scelta a dir poco… originale. Team che non definirei affatto scaltro, dal momento che si vedono passare davanti i nemici e non solo non li attaccano, ma nemmeno fanno qualcosa per segnalarvi la loro presenza. Allo stesso modo, i nemici rimangono spesso impallati nel bel mezzo dell’azione, al punto che faticherete a distinguerli dai vostri compagni di squadra e rinuncerete ad aprire il fuoco. Finché non vi morderanno, almeno. Altro limite che emerge evidentissimo nella storyline di Chris è l’utilizzo delle coperture. L’ex Epic Games Cliff Bleszinski aveva offerto il proprio aiuto per risolvere la situazione su Twitter, ma purtroppo Capcom UK l’ha buttata sul ridere e non se n’è fatto niente: ci pentiremo amaramente di questo rifiuto, perché le cover di RE6 sono non soltanto inutili ma anche dannose. Chiedete al povero protagonista rimasto incastrato chissà quante volte dietro un muretto o indiavolato per la scomodità di dover prima premere (e tener premuto) il grilletto sinistro e poi il tasto A per compiere un’azione che nei concorrenti TPS è di una facilità disarmante. Perché non tagliare questa feature e concentrarsi su quanto di buono c’era già?

La trama di Jake Muller, figlio di Albert Wesker, è infine una vera e propria lama a doppio taglio. Se da un lato arriva come una boccata d’ossigeno lo stile quasi da picchiaduro del protagonista, dall’altro mi è parso di cogliere una complessiva trascuratezza dei dettagli (talvolta anche narrativi, sebbene lo storytelling fili via liscio) e una linearità che, diversamente dalle altre storie, appare fastidiosa a causa di un gameplay asservito alle esigenze del brawler nonché privato in buona parte di una componente esplorativa. Ben venga il tentativo, ma si poteva fare indubbiamente di più per rendere questa porzione di gioco qualcosa in più della “terza campagna”. Nella pratica, poi, le campagne sono quattro, con un’extra finale regalato dalla carismatica Ada Wong e dal suo stile stealth che si concede qualche scorribanda da puzzle solving vecchio stile: non sorprende la decisione di renderla disponibile da subito, lei che ad oggi viene sbloccata al termine delle altre quest, con il prossimo update dicembrino.

Le conseguenze - Resident Evil 6 è marcio dalle fondamenta. Sbagliata l’idea di voltare pagina rivolgendosi al pubblico di massa in un modo che peraltro il pubblico di massa stesso non premierà, sbagliata l’idea di spacchettare il gioco in quattro campagne – anziché curarne una sola ed epica, magari proprio quella di Leon, alla vecchia maniera – che si incrociano senza incontrarsi veramente, sbagliata l’idea di aggrapparsi ancora a Mercenari (ora svuotata di senso) e proporre un cast di all-stars senza neppure approfondirle come meriterebbero. Il figlio di Wesker? E da dove è saltato fuori? Chris – perché ce lo fate passare da alcolizzato dopo che ha concluso da eroe le vicende di RE5? Domande e buchi che non troveranno risposta fino al prossimo, a questo punto inatteso episodio della serie.

Fino ad allora non resterà che continuare a giocare spinti dal “è Resident Evil, lo completo ché non si sa mai…”, ingrediente a cui pochi resisteranno nelle fasi iniziali della loro esperienza, e chiedersi come mai questa nuova iterazione del franchise sia così dannatamente insufficiente.


Sviluppato e pubblicato da Capcom, Resident Evil 6 è disponibile dal 2 ottobre per PS3 e Xbox 360.

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  • kevin

    Per scrivere questo,mi sa proprio che Resident Evil non lo conosci affatto.

    • PaoloSirio

      Ti riferisci a qualche battuta in particolare dell’Opinione?

      Francamente ho giocato tutti i Resident Evil e ho una certa “confidenza” con la serie :)