FIFA 14 Spot

Sullo spot TV di FIFA 14

di • 9 settembre 2013 • Videogames, inc.Commenti (0)2466

L’avete visto lo spot televisivo di FIFA 14?

Sì che l’avete visto: la news che gli abbiamo dedicato ieri ha registrato un numero di accessi da capogiro, tanti like e share, come da queste parti non siamo abituati a vedere per un titolo sportivo. Grazie per averci seguito ma, come intuirete dal titolo, il punto di questo articolo è un altro.

I punti, anzi, sono altri.

Da un lato, abbiamo una Electronic Arts sempre più multinazionale multimercato, ossia riconosciuta a livello globale e da fette di consumatori che non appartengono esclusivamente all’utenza videoludica. Non so se avete notato, ma l’icona EA Sports compare affianco al risultato e alle statistiche di ogni benedetta partita di Premier League – e non tutti quelli che seguono il calcio fanno altrettanto con i videogiochi. Inoltre, e qui arriviamo allo spot mostrato ieri, è alquanto raro vedere una compagnia del nostro settore in grado di assoldare tanti e tali personaggi del mondo reale: Leo Messi, il calciatore più forte di sempre; il nostro Stephan El Sharaawy, Gareth Bale – l’acquisto più costoso di sempre -, Tim Cahill, Robert Lewandowski, il Chicharito Hernandez. Insomma, un parterre d’eccezione che pochi possono permettersi.

Vi basti pensare che per la sua ultima campagna promozionale italiana Sky Sport ha ingaggiato (il solo) Claudio Marchisio e su di lui ha basato l’intero pacchetto di spot che passeranno in televisione.

Un fenomeno, questo, di cui andare fieri?

Certo è bello fregiarsi davanti a chi non segue il nostro mondo, e che anzi lo ritiene un’accozzaglia di disadattati e gente assimilata quasi ai drogati (ossia afflitti da una dipendenza incurabile), per le potenzialità economiche dei suoi interpreti. Mi è capitato più volte, parlando del mio lavoro, di affermare che “in questo settore girano un sacco di soldi”: EA ne è la prova, ma va anche osservato, per dovere di cronaca e puro realismo, che il divario tra la compagnia di Peter Moore e le altre – ad eccezione delle sorelle Activision, che manco c’è andata leggera con gli spot di Black Ops II,  Ubisoft e chi altri? – è bello sostanzioso. Ma, c’è un “ma” ovviamente, non sono sicuro che sia questa la piega che devono prendere i videogiochi.

Downey Jr. - Guy Ritchie Spot TV Black Ops II

Iron Man e Guy Ritchie sul set dello Spot TV di Black Ops II.

Non disprezzo il concetto di nicchia: il videogioco è un medium per pochi ma non perché voglia fare il geloso, l’invidioso o non so cos’altro; con “medium per pochi” intendo uno strumento che tutti possono utilizzare ma non tanti – tra gli stessi sviluppatori e giocatori – comprendere. Ci sarà sempre, per fare un esempio, il wannabe figo che crederà di capirne perché gioca a Call of Duty, PES o Assassin’s Creed; il padre di famiglia che penserà bene dei videogame perché fanno spassare la figlioletta con il 3DS o il Wii (senz’offesa, Nintendo). Il che dimostra come la “nicchia” vada difesa, se di difesa si può parlare, non solo dall’esterno ma anche e soprattutto all’interno.

Nel nostro piccolo, comunque, abbiamo dei numeri: nel momento in cui scrivo, 36 condivisioni e 10 mi piace – un inaspettato exploit che conferma come l’utilizzo della star a fini di promozione videoludica funziona e attira. Comprensibile. Staremo a vedere quanti altri interpreti vorranno e avranno la forza (economica) di seguire questa stessa strada.

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