Max: The Curse of Brotherhood 1080p

Tra le tante filosofie e novità che la scorsa generazione è riuscita a sdoganare, sicuramente nel tempo ricorderemo i titoli indie. In quest’ottica, Xbox 360 e la piattaforma Xbox Live sono stati un cavallo di battaglia fondamentale con la libreria di titolissimi che prende(va) il nome di Xbox Live Arcade. Nel tempo gli XBLA sono andati a costituire una vera e propria ludoteca a se stante, prelibata e ben fornita almeno quanto l’offerta dei videogiochi retail che ha inondato la seconda console Microsoft. Non dimentichiamoci che alcuni titoli portabandiera di questa “corrente di pensiero” indipendente hanno visto la luce della pubblicazione per la prima volta su Xbox 360. Mi riferisco in particolar modo a quel Limbo e a quel Braid che, anche se molto lontanamente, ricordano Max: The Curse of Brotherhood, il platform preso in esame in questo pezzo.

Sono passati diversi anni ed oggi è difficile, quasi impossibile chiamarli ancora indie o Live Arcade, questi titoli che ormai hanno guadagnato un posto d’onore nel mercato videoludico attuale. Forse li continuiamo a chiamare così per abitudine, ma allo stato attuale delle cose molte volte anche sono supportati da grossi publisher o campagne Kickstarter e, guarda caso, su Xbox One non vengono più considerati come produzioni meno importanti o più piccole: i titoli scaricabili, esattamente come tutte le produzioni tripla A, portano con loro 1000 punti giocatore e condividono la vetrina con l’ultimo Call of Duty o il DLC del videogame più autoriale dell’anno. Sono tutti dei piccoli, grandi giochi e Max, ve lo diciamo così, a bruciapelo, è la prima perla dell’Xbox Game Store next-gen.

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Divertente, colorato, Platform

La prima cosa che noterete in Max: The Curse of Brotherhood è la simpatica e coloratissima veste grafica, nulla di artisticamente vicino ad un Limbo (che tra l’altro colorato non è), ma abbastanza ispirata da accompagnarvi con tranquillità e un filo di magia durante tutta la durata del vostro cammino. L’incipit è quello classico e semplicistico di una qualsiasi produzione che non punta esattamente tutte le sue carte sulla narrazione: Max ha la brillante idea di leggere una formula magica su internet per sbarazzarsi del suo fastidioso fratellino e, manco dirlo, si ritroverà in un mondo di fantasia per salvare il suo consanguineo, spinto da un’innato e nascosto amore fraterno.

Le vicende si susseguiranno seguendo un’interessante struttura che gira tutta intorno a delle meccaniche platform ben congegnate e alla risoluzione di puzzle ambientali basati per lo più sul motore fisico del gioco. Fondamentale è però l’utilizzo del pennarello magico che affiancherà Max, sempre più “accessoriato” di capitolo in capitolo. Si partirà dalla possibilità di costruire e distruggere dei cumuli di roccia per raggiungere posizioni sopraelevate, per poi passare alla creazione di liane o torrenti d’acqua. Ognuna delle potenzialità del pennarello viene spolpata e assimilata fino al midollo per poi essere mixata con quella successiva per tutta la durata della longeva – siamo nell’ordine delle 8/9 ore abbondanti – avventura del ragazzetto dai capelli rossi. In sostanza un platform solido, spensierato e divertente, che più volte ricorda i primi Oddworld o un qualsiasi gioco con reminiscenze puzzle-based.

Gli unici problemi sorgono quando ci si rende conto della facilità di alcune sezioni o della possibilità di superarne altre con la ripetitiva pratica del trial and error becero e lontano da quello ragionato della pluricitata produzione made in Playdead; oltre allo snervante sistema di controllo, fin troppo scomodo quando c’è da passare rapidamente dalle fasi platform a quelle puzzle. Ed ecco che cominciano a balzare alla mente idee, come ad esempio una maggiore libertà creativa nell’utilizzo del “magic marker”, con cui Max sarebbe stato un platform da segnalare negli annali del videogioco.

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In conclusione

A conti fatti, con il suo tranquillo e spensierato lato visual che a tratti ricorda vagamente le produzioni Pixar, la sua natura adatta alle meno complicate partite mordi e fuggi – che, diciamolo, nel caso dei lunghi download da miliardi di GB di questa next-gen, possono alleviare le attese delle mega produzioni – e quanto detto sopra, Max: The Course of Brotherhood si è rivelato una gradita sorpresa che sbeffeggia diversi titoli presenti nella line-up di lancio di Xbox One. E direi che, ad un prezzo di €14,99, questo è proprio oro che cola sulle vetrine digitali dell’ex Marketplace di Xbox Live.

Commenti A te la parola, boxaro... Ehm, lettore, pardon.