Diablo III (come SimCity) non ha retto la pressione del day one: chi ci garantisce che altri, su Xbox 720, non faranno lo stesso?

Diablo III, il primo amore non si scorda mai

di • 3 ottobre 2013 • RecensioneCommenti (0)2530

La diatriba sulla corretta valutazione di un porting è tuttora in corso e, francamente, non credo terminerà mai. C’è chi ritiene che il lavoro di trasposizione da una piattaforma all’altra sia da considerarsi perfetto basandosi su una metrica puramente quantitativa, chi qualitativa, chi tempistica. Sta di fatto che, girando da sito a sito come probabilmente siete abituati a fare, è davvero improbabile trovarsi di fronte ad articoli polarizzati su un determinato titolo cross-platform “in ritardo”.

Quello che è successo con Diablo III per Xbox 360 e PS3, ne consegue, è realmente straordinario. La versione per console del discusso hack ‘n’ slash nato su PC è stata acclamata praticamente da chiunque e dovunque, elogiata per una semplificazione vista, forse a ragion veduta, impossibile da compiersi sulla piattaforma madre. Un taglio lì, un altro là, ed ecco che l’edizione migliore del gioco è pronta per l’uscita, sbugiardando la filosofia che aveva guidato lo sviluppo originario.

Questa è forse la prima bizzarria del lotto. Molto raramente “porting” è sinonimo di semplificazione. In più di un caso, spesso in questa generazione ormai agli sgoccioli, passando da PC a console si è palesato un drastico calo prestazionale ma non parlerei di semplificazione, bensì di performance non all’altezza o comunque ridotte in maniera sensibile – The Witcher 2: Assassins of Kings Enhanced Edition ne è un (buon) esempio. Ma di rado, ripeto, abbiamo potuto assistere ad una semplificazione che, dovendo affrontare numerose critiche con l’intenzione di “riavviare” il progetto e senza cancellare quanto di apprezzabile fatto inizialmente, abbiato colto nel segno, dato nuova vita ad un gioco per molti versi discutibile.

Ebbene, è questo il caso di Diablo III.

Diablo III

È Barbaro ma non Conan.

Come avrete letto da più parti, Blizzard è intervenuta sugli aspetti più controversi del progetto battezzato da Jay Wilson e finito nelle mani di Josh Mosqueira: il requisito dell’always online e le case d’asta. Volendo adottare anch’io il principio della semplificazione di cui sopra, vi risparmierò la pantomima sul DRM, che in questi lidi abbiamo peraltro già trattato alla presentazione della “prima” Xbox One; sappiate soltanto che gli sviluppatori californiani chiedevano, e chiedono ancora su PC, di essere sempre connessi alla rete per poter giocare a Diablo III (con tutti i pro e i contro del caso – un negativo alquanto banale che mi viene in mente è, ad esempio, l’impossibilità di andare offline in chat). Qualcosa di estremamente affascinante e al contempo di realizzazione alquanto complessa che, va comunque riconosciuto al team guidato al tempo da Wilson, ha permesso ad Activision Blizzard di incassare praticamente dalla totalità delle copie giocate (alla faccia della pirateria, persino su PC). Anyway, l’always online è sparito con il lancio delle edizioni per PS3 e Xbox 360, rendendo di fatto queste versioni le più appetitose per l’utenza che dispone di un personal computer e non si è mai voluta piegare ai dettami del padrone americano.

Un unicum, questo, dal momento che in genere sono i videogiocatori su console ad invidiare i colleghi pcisti.

Le case d’asta, quella a denaro reale e l’altra a valuta di gioco, sono anch’esse state tagliate via dalle controparti consolare. Questo vuol dire, nella mente dei developer e degli early adopter, disporre di un titolo più equilibrato e non più alla mercè di persone – spesso squilibrati, bisogna ammetterlo – intenti a giocare esclusivamente per accaparrarsi il miglior pezzo di equipaggiamento e poi rivenderlo alle folli cifre dettate dal mercato. Una decisione pure questa “fan favourite” che gioca in maniera sensibile e inattesa a favore del Diablo III per console.

Sapevamo tutti che questo sarebbe stato con ogni probabilità uno scoglio insormontabile e Mosqueira & co., pur essendo intervenuti optando per un meccanismo a ruota gestibile con gli analogici, non sembrano essere stati in grado di fornire un’esperienza di consultazione all’altezza di quella apprezzata su PC.

Diablo III

Lo Sciamano è una garanzia per gli effetti speciali.

Nel mezzo ci sono un paio di decisioni prettamente ludiche, non dunque di esclusiva natura strutturale, assunte coraggiosamente da Blizzard. Tra queste figura la lieta novella della schivata, che funge da ottimo rimedio alla congenita maggiore lentezza della giocabilità con il pad rispetto a mouse e tastiera, e una notizia non troppo buona in materia di inventario.

Ma per l’input, insomma, era prevedibile che qualche piccola concessione andasse fatta al personal computer, piattaforma su cui tra l’altro la serie è nata e si è perfezionata.

Da divoratore di Diablo III per PC, tirando le somme sulla “acquistabilità” del gioco, non posso far altro che consigliare questa nuova versione a chiunque non l’abbia provato mai o con la giusta attenzione, e magari sia interessato alla componente co-op (soprattutto) offline per quattro utenti. A chi se l’è già spassata alla grande sulla versione originale, invece, suggerisco di resistere alla curiosità e dirottare il proprio denaro altrove: il primo amore non si scorda mai.


Sviluppato da Blizzard Entertainment e pubblicato da Activision Blizzard, Diablo III è disponibile per Xbox 360 e PS3 dal 3 settembre; per PC dallo scorso anno.

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