Resident Evil 4

Resident Evil, squadra che vince (non) si cambia

di • 10 ottobre 2011 • Videogames, inc.Commenti (1)2000

Resident Evil: più che un franchise, un franchising che Capcom ha saputo gestire nel perenne tentativo di espandere i propri orizzonti. Una pratica fastidiosa, certo, quella della riedizione e del cambio di genere, ma che ha salvato la saga dalle sciagure capitate a chi, come Activision, ha preferito restare sulla stessa strada per anni ed anni.

Lo dico estemporaneamente, prendetelo come un off-topic: per me, Guitar Hero andava valorizzato non tanto nelle sue meccaniche da rhythm game, che in Warriors of Rock avevano praticamente raggiunto la perfezione, quanto rafforzato nella sua natura di videogioco. Avrei insomma tentato un episodio, che in caso di fallimento avrei bonariamente definito spin-off, da action purissimo: un Brutal Legend, ecco, con l’irrinunciabile deriva chitarrosa che il titolo di cui sopra avrebbe comunque imposto.

Resident Evil è anche cinema, purtroppo (secondo alcuni). Risultati più che convincenti ai botteghini.

Detta la mia, che avevo a suo tempo anticipato in questo editoriale, passerei all’argomento del giorno, Resident Evil, appunto. Ne parliamo perché il produttore Masachika Kawata ha specificato come negli anni passati la serie si sia adeguata alle esigenze degli utenti, piuttosto che imporre loro un prodotto poco gradito o ristagnare nel successo dei primi tre episodi. “La gente si sarebbe stancata di Resident Evil, se non fossimo usciti dai canoni del survival horror”, il parere del producer nipponico. Poco male, specie alla luce del fantomatico sesto capitolo con cui, corna facendo, dovremmo tornare alle già richiamate radici horror.

A ben vedere, dati di fine 2009-inizio 2010, l’episodio col numero maggiore di copie vendute nel franchise è sorprendentemente (o forse no, considerando pubblicità e attesa) Resident Evil 5, con ben 5 milioni e trecento mila unità piazzate tra PS3 e Xbox 360. Seguono i 4 milioni e 960 mila di Resident Evil 2 e i 3500000 di Resident Evil 3: Nemesis, a dispetto dei 2750000 della prima iterazione; caso a parte, naturalmente, Resident Evil 4 che, tra remake, adattamenti e uscite multipiattaforma, ha totalizzato 5 milioni e 400 mila copie.

Notato niente? La flessione tra secondo e terzo episodio – un calo drastico di quasi un milione e mezzo di unità vendute per le due esclusive Playstation – ha spinto Capcom, ben più dei gusti dei videogiocatori, verso la scelta di far visita a nuovi generi. C’è poco da lamentarsi, alla luce di questi numeri, se il publisher giapponese ha preferito dare una decisissima sterzata alla serie prima che fosse troppo tardi; una sterzata, rimarco il concetto, coraggiosissima, perché altri si sarebbero e si sono accontentati di racimolare quattrini finché potevano. Rimane discutibile l’atteggiamento di una software house più impegnata a sviluppare porting che nuove idee, ma quando queste “idee” segnano l’intera industria (da quel RE4 sono nati videogiochi come Gears of War, il cui team si è “limitato” ad aggiungere, pur genialmente, un sistema di copertura – qui per la mia opinione in merito) penso che un occhio si possa decisamente chiuderlo.

Un giudizio completo su Resident Evil e sulle strade che, con più o meno successo (vedi il caso del multiplayer di Outbreak, poi timidamente introdotto nel quinto ep.) sono state intraprese, potremo buttarlo giù alla release del sesto capitolo: qualcosa che ritorni al filone principale, forte di un coraggio che auguriamo al buon Jun Takeuchi, e dia un senso alla saga dopo i fattacci – solo presagibili – di Operation Raccoon City.

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